Sebadas... che passione!
C’è una casa a pochi passi dal mare. Il cancello d’ingresso accoglie chiunque entri da più di quarant'anni, e il sentiero di pietre piatte conduce alla veranda. Il bianco, il giallo, il legno e il profumo del pino rimangono impressi. Quando il vento muove le tende fiorite delle porte e delle finestre, si sentono altri profumi: una donna sarda dagli occhi blu è intenta da presto a preparare e rimestare la pasta filante del formaggio fresco costellata di scorza di limone e sul tavolo c’è semola dappertutto ...
Se c’è una cosa che s’impara nella casa della nonna è l’importanza del cibo buono e della pazienza nel prepararlo. Nania ripete sempre: “sai perché è cosi buono? Perché ci sono la pazienza e l’amore.”
E così ogni ingrediente e ogni ricetta non sono più semplici elementi messi insieme ma parti di ricordi, gesti e credenze tramandate di generazione in generazione, osservate con ammirazione e rispetto.
Questo articolo oltre ad evocare i meravigliosi aromi de sa sebada che coniuga l’abbinamento irresistibile e raffinato del miele con il formaggio, apre anche uno spiraglio sul significato atavico del cibo per un popolo.
Innanzitutto, pare che il nome derivi direttamente dal termine asseare ovvero “diventare rancido”. Il segreto infatti per una buona sebada è il formaggio pecorino: deve essere freschissimo e acidulo. Ancora oggi le vere esperte lo lasciano riposare per qualche giorno avvolto in un panno umido per raggiungere la giusta acidità che lo rende gustoso e filante.
Questa antica ricetta che unifica e percorre tutta l’isola, arricchita dall’aggiunta dell’arantzada, con o senza mandorle, evoca il “terroir (parola francese: “teru̯àr”) sardo” , dove il clima, il suolo, le tradizioni e le caratteristiche uniche del territorio danno vita al sapore inimitabile di questo dolce.
Tradizionalmente, sa sebada accoglieva i pastori di ritorno dagli ovili e scandiva le feste più importanti come il Natale e la Pasqua. Un momento quindi di riunione e di ben tornato, dolce o salato, che premiava i pastori delle fatiche nelle campagne e motivo del buon umore in qualsiasi pranzo in famiglia.
Ed ecco la nostra variante delle sebadas!
RICETTA
Difficoltà: MEDIA